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Riunione Tecnica plenaria con Simone Schiavo

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Si è tenuta lunedì 27 ottobre 2025 una riunione ricca di contenuti e caratterizzata da un confronto diretto e formativo su temi fondamentali della vita associativa e dell’attività sul terreno di gioco.
Ad aprire, dopo i saluti del Presidente sezionale Filippo Faggian e alcune brevi comunicazioni da parte dei Consiglieri sezionali Samuele Bottacin, Costantino D’Andrea e Gabriele Soncin, l’incontro è stato Gianluca Schiavon, Componente del Collegio dei Probiviri del Triveneto, che ha scelto di partire dalle basi dell’Associazione, richiamando gli articoli 41 e 42 del Regolamento dell’AIA, dedicati ai diritti e doveri degli arbitri. Un passaggio importante, spesso dato per scontato, ma che rappresenta il cuore del senso di appartenenza e del rispetto reciproco all’interno dell’Associazione.
“Essere arbitri significa molto più che dirigere una partita” ha sottolineato Gianluca Schiavon che ha proseguito dicendo “Significa rappresentare un’istituzione, rispettarne i principi e contribuire alla sua crescita. I diritti e i doveri non sono semplici parole scritte sul regolamento, ma regole di comportamento che ci accompagnano in ogni momento, dentro e fuori dal campo”.  Schiavon ha voluto rimarcare come la conoscenza di questi articoli non sia solo una formalità burocratica, ma una vera e propria bussola etica per ogni associato: “Solo chi conosce e rispetta i propri doveri può, con la stessa forza, pretendere che vengano riconosciuti i propri diritti”.
 
Dalla teoria associativa si è poi passati all’aspetto tecnico-disciplinare con l’intervento di Simone Schiavo, Componente del Settore Tecnico dell’AIA, che ha analizzato alcuni aspetti della Regola 12 soffermandosi in particolare sulla distinzione tra negligenza, imprudenza e vigoria sproporzionata. Un argomento cruciale per comprendere e distinguere un semplice fallo da un intervento meritevole di sanzione disciplinare più severa.
“La differenza tra negligenza e imprudenza può sembrare sottile”, ha spiegato Simone Schiavo “Ma è ciò che distingue un semplice fallo da un’ammonizione. L’arbitro deve valutare non solo l’intensità del contatto, ma anche l’intenzione, il contesto e le conseguenze dell’azione. Solo così si può garantire uniformità e giustizia nelle decisioni.”
 
Schiavo ha poi illustrato come riconoscere i segnali di un’azione pericolosa e quando un intervento debba essere considerato grave fallo di gioco, richiamando l’attenzione sull’importanza del tempismo e della percezione. “Un arbitro preparato sa cogliere i dettagli che fanno la differenza” ha detto “Capisce quando un giocatore entra con vigoria sproporzionata anche se prende il pallone. L’attenzione, la sensibilità e la conoscenza della regola sono le chiavi per tutelare l’incolumità dei calciatori e la credibilità della nostra figura.”
 
Una serata, dunque, che ha saputo unire riflessione e tecnica, riportando al centro due elementi fondamentali della crescita arbitrale: la conoscenza delle regole e la consapevolezza del proprio ruolo.


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